Intervento della presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande sull'incontro tra le vedove di Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi

 
la presidente Patrizia Casagrande Esposto
la presidente Patrizia Casagrande Esposto

Entrambe donne, entrambe vittime di eventi più grandi di loro stesse. Vite segnate dolorosamente da lutti che le hanno strappate da un futuro che avevano certamente immaginato diverso da quello toccato loro in sorte. Eppure, oggi, quarant'anni dopo, entrambe protagoniste nel gettare un seme di speranza per il domani.


Forse non è, e per certi versi non può esserlo, il suggello simbolico sulla fine della triste stagione degli anni di piombo, ma l'incontro e la stretta di mano tra Licia Rognoni e Gemma Capra, rispettivamente vedove di Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi, in un Paese come l'Italia, dove i conti con il passato non hanno portato ancora a una storia condivisa, rappresenta un gesto forte e positivo che diffonde una ventata di ottimismo per chi guarda al futuro in un'ottica di cambiamento rispetto al presente.


Un gesto che non c'entra nulla con la vicenda giudiziaria ma che, per la spontaneità e la sincerità, ci invita a riflettere sull'asprezza e l'ipocrisia di tanti dibattiti che animano le nostre cronache e sullo smarrimento di quella coscienza civile che, nonostante tutto, è e deve continuare a essere una componente essenziale della nostra cultura politica.


Insomma, un gesto che mi sento di sottolineare in quanto rappresentate di un'istituzione, perché parla al cuore e alla mente di noi tutti, racchiudendo idealmente un universo di valori al quale guardare per rispondere al bisogno di riannodare i fili della convivenza, del rispetto per gli altri e della comprensione delle ragioni e dei sentimenti altrui, unico vero antidoto alla violenza verbale e a una cultura dell'odio fomentata da chi è consapevole di trarre profondi vantaggi dal degrado del tessuto sociale e dalla sua scomposizione in tanti piccoli egoismi.


In questo senso, non è senza significato il ruolo svolto dal presidente Giorgio Napolitano, né il luogo dove il fatto è avvenuto, il Quirinale, elementi che sottolineano un'idea di Stato che purtroppo, giudicando quanto avviene nel nostro Paese, non sembrano ancora essere patrimonio comune di tutte le forze politiche. Un'idea che legittima il compito assegnato dalla Carta costituzionale alle istituzioni quale garante della coesistenza pacifica e della rimozione dei conflitti in un'ottica di progresso sociale e civile.


L'auspicio è che quella stretta di mano possa essere un'importante lezione soprattutto per i più giovani, dalla quale trarre ragione e sentimento per costruire l'Italia dell'oggi e del domani.



Ancona, 20 maggio 2009