La memoria contenuto e sostanza di un agire istituzionale

 
La Presidente Patrizia Casagrande
La Presidente Patrizia Casagrande

Anche quest'anno, il Giorno della Memoria sembra far registrare un crescente numero di iniziative pubbliche in tutta Italia. Nel territori, manifestazioni promosse da associazioni ed enti locali si susseguono per ricordare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e celebrare le vittime del nazismo e dell' Olocausto . Una tradizione importante che dovrebbe aiutare a riflettere su quanto accade intorno a noi e magari essere un'occasione di valutazione del nostro impegno quotidiano nel costruire la società in cui viviamo.


Ma è davvero così? Ovviamente, non voglio dire che il Giorno della Memoria abbia un carattere di parte, e anzi ben venga un messaggio di pace e tolleranza più ampio e condiviso possibile. Ciò che però tengo a sottolineare è che questo messaggio, se vissuto con sincerità, non può essere separato da un sentimento di intima e commossa compartecipazione ai drammi che si consumano quotidianamente in ogni angolo del mondo.


È quanto abbiamo cercato sempre di fare come Provincia, affinché la memoria non fosse cornice, ma contenuto e sostanza di un agire istituzionale. E allora, mentre in queste ore, un po' ovunque, non si lesinano atti di compartecipazione emotiva alle sofferenze del passato, vorrei rivolgere un pensiero a coloro che vivono un presente non meno difficile e drammatico. A quegli uomini e donne che, in fuga da guerre e persecuzioni spesso respingiamo alle nostre frontiere o, se sono abbastanza fortunati da non morire in mare, releghiamo in moderne forme di schiavitù nei campi, come a Rosarno, o in anguste e degradate periferie metropolitane.


Credo che se nel Giorno della Memoria riuscissimo a comprendere che, oltre alla memoria e alla storia, sono queste persone in carne e ossa a rappresentare la dolorosa continuità con chi patì l'intolleranza e la persecuzione oltre sessant'anni fa, forse capiremmo anche che quel passato, purtroppo, non è così lontano. Solo da questa presa di coscienza può nascere un nuovo inizio per una società più giusta, e che forse è anche il modo migliore per rendere omaggio a chi morì nei campi di concentramento.



Ancona, 27 gennaio 2010