ANCONA - Dopo settimane di "toto-manovra", la confusione all'interno di questa maggioranza sembrano invocare la ricetta che
a pagare siano i soliti noti. Del resto, lo aveva sottolineato subito una parte della maggioranza, quando in discussione c'era il contributo di solidarietà: "Quella tassa non va bene perché colpisce il nostro elettorato". Una franchezza disarmante.
Con ogni probabilità, ci troveremo a fare i conti con una
manovra depressiva, che sotto ogni aspetto - economico, sociale, formativo, culturale, ecc. -
non guarderà alla ripresa del sistema Italia, disgregherà la coesione sociale generando nuove e sempre più grandi tensioni, acuirà le già troppe diseguaglianze.
E non è certo un caso che in tutta la manovra
non ci sia una sola riga dedicata ai temi della ripresa. Uno degli innumerevoli esempi lo abbiamo proprio qui, davanti ai nostri occhi: mentre sotto il peso della crisi gli stabilimenti
Fincantieri diventano cattedrali nel deserto, non un euro viene destinato al rilancio della cantieristica.
Colpire gli enti locali, strozzare economicamente i comuni e abolire le province. Questa, invece, è la sintesi che affiora dalla manovra del governo. Certo, non mancherà chi applaudirà al "taglio degli sprechi e delle poltrone". Forse all'inizio saranno addirittura molti, ma poi verrà il momento delle scelte e sarà allora che dovremo chiederci chi sarà a garantire
l'erogazione di servizi essenziali e universali, chi tutelerà la crescita coordinata e disciplinata dei territori, chi eviterà la frammentazione dei centri decisionali lasciando scelte di interesse generale in mano a una miriade di particolarismi.
Noi non ci lasceremo coinvolgere da questa impostazione demagogica. Per quanto ci riguarda, le stesse
Province non devono essere considerate un totem e su questo siamo pronti a raccogliere la
sfida del riordino e della revisione delle loro funzioni. Ma un conto è cercare di distogliere l'attenzione pubblica dai guasti e dalle ingiustizie contenute nella manovra, altro è aprire un confronto serio sulla sburocratizzazione della struttura amministrativa che non può avvenire - e su questo saremo inflessibili - a discapito della salvaguardia dei servizi.
Patrizia Casagrande Esposto - Presidente Upi Marche
Ancona, 30 agosto 2011