Entro pochi giorni sapremo se tutte le province italiane sono destinate a diventare enti di secondo livello svuotate delle loro funzioni, come prescritto dall'articolo 23 del decreto Salva Italia (ormai legge dallo scorso dicembre), oppure saranno ridotte nel numero (ipotesi di accorpamento) per essere incluse nella complessiva riforma di sistema attraverso cui il governo si appresta a riordinare le autonomie locali e le ramificazioni periferiche dello stato. Ieri, primo giorno dell'assemblea nazionale dell'Upi da poco conclusa a Roma, il ministro Patroni Griffi presentava in questi termini il bivio di fronte al quale si trovano le province, propendendo per l'ipotesi dell'accorpamento che, nell'ambito della spending review, garantirebbe un risparmio immediato di circa 5 miliardi. Ma bisognerà aspettare il rientro da Bruxelles del presidente Monti, comunicava lapidaria il ministro Cancellieri, per conoscere il destino delle province che sarà ufficialmente annunciato lunedì prossimo.
"Viviamo - sottolinea la presidente dell'Upi Marche Patrizia Casagrande - una fase cruciale per il futuro delle province. Una fase a cui gli amministratori degli enti di area vasta vogliono dare un contributo, come dimostrano le proposte di autoriforma dell'Upi e l'assemblea nazionale convocata in via straordinaria alla vigilia di pronunciamenti importanti del governo in materia di riordino degli enti locali. Che le commissioni parlamentari stiano lavorando alla legge elettorale e alla riforma di sistema della pubblica amministrazione, ci incoraggia. Ma per contrastare il diffuso sentimento di antipolitica servono proposte costruttive e riforme basate su una reale efficienza. Prendiamoci tutto il tempo che serve a varare delle riforme che non siano da riformare ancor prima di essere attuate. Soffermiamoci ser iamente sulla valenza socio-economica delle province in base a quel policentrismo che rappresenta il punto di forza dell'Italia. Battiamoci per sbloccare il patto di stabilità e garantire i servizi essenziali ai cittadini attraverso quegli investimenti che fanno degli enti pubblici la più grande impresa del Paese. Senza opere pubbliche non c'è lavoro e senza lavoro non c'è sviluppo. Non lo dico io, lo dicono gli imprenditori, i sindacati, i lavoratori, anche nelle assemblee nazionali delle province".
Maria Manganaro ufficio stampa UpiMarche