ANCONA - Sono rientrati i 50 studenti marchigiani che hanno preso parte al progetto del Treno della Memoria recandosi nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Ad accompagnarli il vicepresidente della Provincia di Ancona Giancarlo Sagramola.
Molti gli incontri durante il breve ma
intenso soggiorno. La visita al vecchio ghetto ebraico, oggi spazio disseminato
di simboli e monumenti che ricordano le storie e i personaggi di quel luogo.
Come le 68 sedie di bronzo a piazza degli Eroi, dove oltre settant'anni fa le
autorità naziste segregarono la popolazione ebraica. Ognuna di loro sta lì a
ricordare mille ebrei che abitavano la città prima dell'invasione tedesca alla
fine del 1939, il 25% della cittadinanza. O come la fabbrica di Oskar Schindler,
il quale riuscì a salvare la vita di 900 ebrei dando loro lavoro nella sua
industria di munizioni, e la farmacia Tadeusz Pankiewicz, che rifiutò di
lasciare il ghetto prendendosi cura dei più bisognosi, nel momento in cui
aiutare un ebreo significava esporsi alla morte.
Ma è stato soprattutto
il mesto pellegrinaggio nei luoghi del buco nero del Novecento, i campi di
Auschwitz e Birkenau, a dare il significato più profondo a questa esperienza. Le
baracche di legno, capaci di ospitare centinaia di essere umani accalcati come
animali, i chilometri di filo spinato, le torrette di guardia, i binari che
portavano convogli strapieni di deportati fin nel cuore del campo. Le
fotografie, circa un milione e mezzo, tante quante le donne e gli uomini che
solo qui ad Auschwitz, durante la seconda guerra mondiale, trovarono la morte.
Migliaia e migliaia di volti tutti uguali, spersonalizzati dalla ferocia nazista
e distinti solo da una breve serie numerica incisa da qualche parte nel corpo. E
infine le lapidi, che richiamano l'attenzione sui crimini consumati e che
ammoniscono chi passa di qua a non dimenticare. A ciascun visitatore è chiesto
di ricordare una delle tante vittime pronunciandone il nome, quasi a
restituirle, anche solo per un attimo, l'identità strappata dal lager.
"Qui - afferma Sagramola - si prende realmente coscienza di ciò che
accadde. È come rientrare e vivere personalmente una pagina di storia che
abbiamo appreso solo dai libri di scuola o da qualche vecchio filmato. È
impossibile non provare angoscia per le sofferenze e le umiliazioni che vennero
inflitte a centinaia di migliaia di esseri umani spogliati di ogni dignità
umana. Il freddo, portato dal vento che soffia nel silenzio dei campi, è forse
ciò che più di ogni altro particolare, persino più delle macerie delle camere a
gas e dei forni crematori, riesce a dare la misura di tutto questo non
senso".
Ancona, 22 febbraio 2011
Simone Massacesi
Ufficio stampa della Provincia di Ancona