Credo che ci sia unanime consapevolezza sull'importanza che ricopre l'appuntamento odierno per il nostro territorio. Un'importanza che, per nostra fortuna, le istituzioni e l'associazionismo ambientalista, non scoprono oggi. Infatti, la difesa del territorio e del paesaggio, la salvaguardia dell'ambiente, la loro valorizzazione non solo economica, appartengono da tempo al nostro bagaglio culturale.
Una condizione che ci permette oggi di trarre un bilancio positivo della gestione del territorio e ci permette di guardare al futuro con ottimismo. Ci permette, soprattutto, di affrontare con i giusti strumenti le sfide imposte da una crisi economica che non ci siamo lasciati ancora alle spalle e che ci spinge a riflettere sul bisogno di ripensare le linee guida del nostro modello di crescita.
E parlo di crescita non a caso, perché proprio nell'ambito della tutela del territorio, credo possiamo vantare una politica che ha messo al centro uno sviluppo molto regolamentato, ordinato e armonico. Abbiamo evitato il consumo del suolo e la sua svendita, dando impulso a un'azione amministrativa che vede protagonisti gli enti di protezione come i parchi e le loro buone pratiche.
In questo senso, per fare un solo esempio, le 16 bandiere blu assegnate ad altrettante località marchigiane per la qualità delle acque e delle spiagge confermano il successo di queste politiche ambientali, che hanno avuto il loro cuore in una strategia di pianificazione forte di un'idea di fondo: dare sostegno a quelle nuove leve di crescita rappresentate dall'ambiente, il turismo e la cultura nel rispetto della pluralità di vocazioni offerte da questo territorio.
Come sempre, però, un successo raccolto non deve necessariamente rappresentare un traguardo. Tanto più che, purtroppo, pur raccogliendo crescenti consensi, le misure per garantire la tutela del patrimonio ambientale e la sua promozione, incontrano ancora molte difficoltà nel loro sviluppo. Credo che uno degli ostacoli più grossi sia una certa esaltazione della gestione manageriale del territorio che a fatica mal cela la propria ostilità agli indirizzi di controllo pubblico. Forse non ci accorgiamo del rischio che si corre assecondando queste visioni, cioè rendere fragili e temporanei i successi raggiunti con impegno e sacrificio fino a oggi, con il pericolo di vederli vanificati in poco tempo.
Per sconfiggere questi indirizzi bisogna andare oltre. Per esempio, perché non rilanciare il progetto dell'area marina protetta nella zona sud come ulteriore opportunità per lo sviluppo ecosostenibile del territorio? Riapriamo un dibattito pubblico e costruiamo momenti di confronto per risolvere dubbi e chiarire incomprensioni che in passato, spesso pretestuosamente, hanno inquinato le posizioni. L'importante è farlo mettendo al centro un punto basilare e per la Provincia di Ancona imprescindibile: le eccellenze del territorio siano strumento di crescita sostenibile e di ricchezza per la comunità, non uno spazio riservato a esclusiva disposizione di portatori di interessi particolari.
È un cambio di passo che, pur necessario, non può essere determinato solo dalla politica e dalle istituzioni, ma deve avvalersi dello sforzo unanime dei diversi attori economici e sociali. La Provincia di Ancona, come ho avuto modo più volte di affermare, è pronta ad accettare questa scommessa, ci attendiamo che lo siano anche gli altri.
Ancona, 24 giugno 2010