Ex Sacelit, la vecchia ciminiera simbolo della nostra identità

 
La vecchia ciminiera rimasta nella'area dell'ex Sacelit
La vecchia ciminiera rimasta nella'area dell'ex Sacelit

Intervento della presidente della Provincia di Ancona
Patrizia Casagrande Esposto

Secondo alcuni, nell'ambito del progetto urbanistico di riqualificazione dell'ex area Sacelit, che creerà nel cuore di Senigallia un polo di eccellenza turistica, la ciminiera del complesso industriale dovrebbe essere abbattuta perché - sostengono - "ci ricorda un periodo che tutti vogliamo dimenticare". Non sono d'accordo. E lo dico, prima che ancora che da rappresentante istituzionale, da cittadina senigalliese, da figlia di chi in quella fabbrica ha trascorso una vita tra sudore e cemento, da donna che rivendica pienamente l'appartenenza a una storia politica e sindacale alla quale si deve ciò che oggi Senigallia è e si appresta a divenire.

Una storia di progresso che forse alcuni vorrebbero iniziata oggi o materializzatasi all'improvviso, di punto in bianco, priva di ogni ancoraggio con il passato. Chissà, forse è proprio così, è quello stretto legame con quel passato poi non così lontano, il destinatario della spallata con la quale si vorrebbe abbattere la vecchia ciminiera.

Un simbolo che quella storia la rappresenta e sta lì fiero a ricordarcela. Ci ricorda sì anni difficili, ma anche anni di intensa passione sociale e civile in cui si usciva dalla guerra con la rinnovata speranza di costruire un modello di società fondato sulla giustizia e la dignità del lavoro. Gli anni delle lotte operaie per i diritti, per il salario, per la sicurezza.

Gli anni del dopoguerra, del riscatto sociale del movimento operaio e di quello che contadino che compatto sosteneva le vertenze dei lavoratori dell'Italcementi e della Sacelit (e viceversa). Gli anni degli imponenti scioperi, come quello del 1961, durato ben 39 lunghissimi giorni, che seppe coinvolgere nella partecipazione e nella realizzazione di una rete solidale a sostegno dei lavoratori tutta la città. Gli anni del declino e della chiusura, che non costerà solo centinaia di posti di lavoro ma, con il drammatico emergere del problema della sicurezza, anche molte vite.

I lavoratori e le loro rappresentanze sindacali, a Senigallia sono stati artefici di un contributo che, interpretando i bisogni, le sofferenze e i sogni di larga parte della popolazione, ha consentito una crescita e uno sviluppo non solo economico che oggi distingue nei valori la nostra comunità da altre realtà. Ecco perché trovo giusto che la vecchia ciminiera possa restare lì al suo posto: un topos architettonico che testimoni ai cittadini di oggi e di domani, come ai turisti di passaggio, la memoria delle nostre origini e della nostra identità.


Ancona, 20 luglio 2009