Rigassificatori? meno progetti più garanzie

 
L'assessore all'Ambiente Marcello Mariani
L'assessore all'Ambiente Marcello Mariani

Intervento dell'assessore all'Ambiente della Provincia di Ancona Marcello Mariani


Non solo passaggi da uno stato all'altro (fisico o geopolitico che sia), ma governo sociale e territoriale dell'energia. Il principio della produzione differenziata e decentrata di energia che ispira l'intera pianificazione regionale e quello della Provincia di Ancona, è anche quello che potrebbe consentire di assorbire la realizzazione di un rigassificatore, purché condizioni e circostanze della sua presenza siano ad esso coerenti.

Dico un rigassificatore, e non due come viene invece richiesto dalle società interessate API Nova Energia e GAZ DE FRANCE e come sembra incline a consentire il governo regionale delle Marche. Non basta che ci siano domande da parte dei soggetti interessati per giustificare la realizzazione di due impianti dirimpetto alla costa della provincia di Ancona, e talmente vicini tra loro che un buon nuotatore potrebbe raggiungerne uno dall'altro.

Se consideriamo che nel resto d'Europa si realizzeranno non più di 10 rigassificatori,  e che sugli oltre quattromila chilometri di costa italiana si può ipotizzare una concentrazione di massimo 5/7 impianti, di cui due già in stato avanzato in alto Adriatico, un ammassamento come quello richiesto sul nostro tratto di costa sarebbe eccessivo e non giustificabile nemmeno in termini di bilancio energetico.

A cosa servirebbero infatti due rigassificatori uno vicino all'altro? Certamente non a sopperire alle necessità locali. Piuttosto trasformerebbero il nostro tratto di costa in un hub, ossia in una testa di ponte per la distribuzione del metano su un territorio molto più vasto di quello regionale, e la nostra coste ne diventerebbe solo lo snodo. E' questo che vogliamo?

Perché poi non è che i rigassificatori non abbiano nessun impatto ambientale: sono impianti sottoposti alla "legge Seveso" che alterano i fondali per un certo tratto, attirano molte navi e trattano comunque sostanze infiammabili, con tutti i rischi che questo comporta in caso di un possibile incidente. Secondo studi commissionati dal Pentagono un incidente a una nave gasiera provocherebbe una specie di tsunami di fuoco. D'altro canto è anche vero che il Giappone va avanti coi rigassificatori da un bel po' di anni senza incidenti rilevanti.

Nel nostro caso, meglio sarebbe mettere a confronto le due diverse tecnologie che vengono progettualmente previste e optare per quello che risulterà migliore in termini di efficienza e sicurezza. Potremmo allora accettare un rischio ambientale controllato consentendo un solo impianto di rigassificazione in base a una opportuna logica distributiva e a condizione che l'intero territorio possa beneficiare della sua presenza. A questo proposito, dal punto di vista occupazionale si valuta che un rigassificatore possa dare lavoro a un'ottantina di persone, che niente non è; ma resterebbe comunque avulso dal territorio che lo accoglie quando questo non ne beneficiasse al pieno delle sue capacità.

Ritengo allora che, qualora si addivenisse alla realizzazione di un solo rigassificatore, si dovrebbe pretendere dalla società proponente la sottoscrizione un impegno a valersi, per la costruzione delle necessarie navi gasiere-metaniere, della capacità produttiva che possiede il comparto naval-meccanico della provincia di Ancona. 

Un'ultima considerazione vorrei aggiungere: la recentissima entrata di EDF nel progetto del gasdotto South Stream che convoglierà metano Gazprom in Italia (per un 10% che potrebbe lievitare a 20%  per un'operazione che ammonterebbe a 20 miliardi complessivi, dai 2 ai 4 miliardi di euro per EDF, quindi) potrebbe far venire meno l'interesse di Gaz de France alla realizzazione di una ulteriore infrastruttura di approvvigionamento di gas.

A questo punto ci troveremmo anche noi a rammentare che l'impatto di un gasdotto è certamente minore di quello di un rigassificatore, e che il Giappone adottò sì questa tecnologia, ma per il fatto che non era quasi irraggiungibile da  una pipeline.



Ancona, 21 dicembre 2009